il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

LA VILLA "OLGIATA 3"
con piscina di fronte
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340551 commenti | 64435 titoli | 25562 Location | 12787 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: La chiave (1983)
  • Luogo del film: La calle dove Teresa (Sandrelli) si apparta per fare pipì
  • Luogo reale: Calle Drio Erizzo, Venezia, Venezia
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  • Film: Stessi battiti (2022)
  • Luogo del film: La villa dove Federico (Fiorio) effettua una consegna per conto della madre
  • Luogo reale: Via Forno 4, Rivara, Torino
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Natalia Bizzi

    Natalia Bizzi

  • Danilo Verde

    Danilo Verde

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Anthonyvm
In un'area indeterminata - e proprio per questo perturbante - situata fra horror fantasmico, dramma psicologico e mystery paranormale, l'opera del maestro Nakata avanza lenta ma tetra, raccogliendo più un generale senso di mestizia e apprensione che non reali brividi. Particolarmente efficace la catena di travagli privati della protagonista (madre divorziata e in difficoltà economiche osteggiata dal marito per la custodia della figlioletta), di cui le manifestazioni spiritiche diventano quasi un macabro riflesso. Peccato per un finale che non alza a sufficienza il tiro.
Commento di: Herrkinski
Ex-biker, inseguito dalla Polizia, abbandona la gang e si rifugia in un paesino di provincia ma il passato tornerà a tormentarlo. Action low-budget che vede come eroe un Estrada certamente non al massimo della forma; di contorno, un cast di aficonados della serie B come il classico Smith. La storia alla Renegade lascia il tempo che trova, nonostante qualche brutalità efficace; la parte dedicata alla vendetta è troppo breve e gestita con uno stile da videoclip poco consono. Si lascia comunque vedere ma regia e confezione scontano l'impianto para-televisivo tipico di prodotti analoghi.
Commento di: Rufus68
Quando una ragazza viene trovata orrendamente mutilata, la polizia indaga sul solito sospetto: la verità, però, è ben altra. Televisivo polacco dalla confezione pulita e scorrevole. Il problema rimane l'inventiva, a livelli minimi: siamo, insomma, alla solita riproposizione del format del giallo-poliziesco internazionale (innocente accusato ingiustamente, scontro interno agli inquirenti, stanca rivelazione finale) privo di sussulti e asperità. Inusitati tratti macabri e qualche scena di sesso non aggiungono nulla. Leggerino il protagonista, il migliore è Bluszcz, boss sadico.
Commento di: Rambo90
Film dal plot molto basico, con pochissime sfumature nei personaggi e che punta dritto al suo pubblico di adolescenti. Visto oggi perde tanta della sua carica ma si lascia guardare, grazie a un buon ritmo, un bel montaggio e alle riuscite sequenze musicali con valide coreografie. Swayze è naturalmente a suo agio nel ruolo e forma una buona coppia con la Grey. Ambientazione anni '60 condotta soprattutto con la colonna sonora.
Commento di: Capannelle
Un racconto in stile antieroico che non si fa scrupoli a mettere in scena la decadenza di un popolo piegato dall'alcool, oggi come nel passato. Jalali non fa sconti ma non li fa nemmeno allo spettatore, costretto a un ritmo abbastanza catatonico e a quadretti che non sempre appaiono funzionali al racconto. Ci sono comunque scene interessanti prese singolarmente e quel senso generale di malessere che permea l'esistenze dei protagonisti e che nel caso del fratello diventa indolenza cronica.
Commento di: Reeves
Uno dei pochissimi film nei quali il movimento del '77 è raccontato nei suoi rapporti tra il partito armato e le frange extraparlamentari che inneggiano magari alla violenza ma non sono convinte della lotta armata. Dal romanzo di Nanni Balestrini un film con molte ingenuità e una recitazione generalmente mediocre, ma con una sincerità e una voglia di capire che sono da valutare positivamente.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Il modello sono i thriller cupi Anni Novanta ispirati a SEVEN, indiscusso capofila del genere, ma lo svolgimento è in realtà molto più vicino agli action polizieschi cui Seagal ha abituato i suoi fan. Se infatti le prime scene, con l'introduzione...Leggi tutto del serial killer che crocifigge le sue vittime lasciando sul posto inquietanti scenografie di morte, si presenta come un clone povero del classico di Fincher, già l'apparizione in centrale di Seagal sdrammatizza immediatamente il tutto lasciando intuire che le ambizioni resteranno confinate a una pallida ispirazione che possa in qualche modo connotare il film per associarlo alla moda corrente.

Il detective Jack Cole, dall'inconfondibile codino e la notevole stazza, viene subito scambiato dal collega Jim Campbell (Wayans) per un santone abusivamente piazzatosi nell'ufficio sbagliato. D'altronde il medaglione al collo e l'abito effettivamente poco consono non fanno pensare esattamente a un poliziotto. Cole accetta con un ghigno la provocazione, ma naturalmente presto tutti si accorgeranno - e Campbell in primis, suo futuro braccio destro - che l'uomo ha capacità intellettive e fisiche tali da non poter essere sottovalutate. Bastano un paio di veloci azioni per far capire ciò a cui va incontro chi si permette di minacciarlo, peggio che mai con una pistola. E anche nel caso del serial killer "cattolico" il nostro ha qualche suggerimento tutt'altro che campato in aria, da dare.

Presto tuttavia ci si sposterà in una direzione più confusa che andrà ad abbracciare la CIA, personaggi pubblici corrotti e ambiti ben poco affini a quelli classici in cui sguazzano i "figli" di SEVEN. Ciò che tuttavia colpisce positivamente è l'ironia accentuata alla quale un Seagal non più fisicamente in forma come ai bei tempi ricorre per rendere simpatico il proprio personaggio. Grazie a una sceneggiatura in questo senso piuttosto centrata, i sorrisi non mancano e anche la presenza di un attore con alle spalle buffe parodie e prossimo a dirigere la saga di SCARY MOVIE come Keenen Ivory Wayans la dice lunga sull’obiettivo perseguito dalla produzione.

Un Seagal quindi più simpatico del consueto si diverte a prendere in giro se stesso pur non rinunciando - ovvio - alle immancabili scazzottate violente e rumorose, supportate da effetti catastrofici di discreta resa (si veda come un ristorante possa andare in frantumi se in cinque o sei all'interno cominciano a menarsele di santa ragione). Quello che dispiace è che poi la storia proceda a fatica andando a scomodare personaggi fin troppo stereotipati (il mister Smith di Brian Cox) finendo per soffocare tra minacce incrociate, sparatorie e azione concitata di rozza fattura; ricondotta insomma, dopo una prima parte più insolita, sui binari del "Seagal movie" più tradizionale. La tirata di Cambell contro Cole su cui astutamente il film si chiude ci lascia se non altro col sorriso, lo stesso che deve aver avuto stampato in faccia Trevor Rabin (cantante e chitarrista degli Yes di "Owner Of A Lonely Heart") dopo aver composto qui la sua prima colonna sonora, obiettivo a cui puntava da tempo. Musiche ottime che gli frutteranno la stima di Bruckheimer, pronto a commissionargliene subito un'altra dozzina!

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Elspeth McGillicuddy (Ferris), un'anziana signora, è seduta nello scompartimento del suo treno a osservare divertita quello che accade fuori dal finestrino quando, incrociando un altro convoglio, si accorge con orrore che lì qualcuno sta strangolando una povera donna: la visione di un attimo, ma nitida. Tanto che, appena scesa, Elspeth decide di denunciare l'accaduto. La polizia naturalmente indaga, ma quando la signora torna in centrale con l'amica che stava andando a trovare, ovvero Miss Marple (McEwan), viene trattata come una visionaria, presa in giro dall'agente...Leggi tutto che le spiega come nessun cadavere sia stato trovato nei vagoni e del supposto delitto non esista traccia alcuna.

L'unica a credere a Elspeth è Miss Marple, che le fa capire come, perché anche la polizia si convinca del delitto, è esiziale che il corpo salti fuori. Studiando il tragitto del treno, le due capiscono come l'unico punto in cui l'assassino può essersi sbarazzato del cadavere sia la tenuta dei Crackenthorpe, a fianco dei binari. Per questo Marple chiede alla sua bella nipote, Lucy Eyelesbarrow (Holden), di farsi assumere come cuoca e governante dai Crackenthorpe e, nel frattempo, di cercare di capire dove potrebbe trovarsi, all’interno della tenuta, il corpo scomparso. Lucy accetta e con lei conosciamo la numerosa famiglia proprietaria della splendida villa, composta perlopiù dai figli di un uomo che ha da poco (nel prologo) perso la moglie e che si rivela felice di assumere Lucy alle sue dipendenze.

Il cadavere spunterà in breve tempo, ma ci sarà da capire - cosa più importante - l'identità del killer; e a questo penserà soprattutto Miss Marple, prevedibilmente, che tra uno sherry e l'altro si intrufolerà negli intrighi della ricca famiglia scoprendo molti altarini.

Un intreccio classico, per la Christie, che l'episodio ambienta perlopiù all'interno della meravigliosa villa con parco annesso che funge da set. I personaggi che vi gravitano intorno sono molti - come sempre - e piuttosto ben caratterizzati, mentre si scorge nella sceneggiatura qualche tocco ironico in più rispetto alla norma, con una Marple particolarmente acuta e sorniona. Variante interessante un avvelenamento di gruppo (rispetto al quale si avrà una soluzione geniale), ma a lasciare soddisfatti è anche la conclusione di questo "finestrino sul cortile" (l'inizio ricorda proprio una versione "da treno" del classico hitchcockiano) ben congegnato che segue piuttosto fedelmente la traccia del romanzo. Non che le dinamiche interne alla famiglia si rivelino troppo interessanti (né si rilevano interpretazioni particolarmente convincenti), a dire il vero, e l'inevitabile staticità data dalla location unica non aiuta a dare varietà, però il meccanismo soddisfa a sufficienza e l'appassionato gradirà.

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Quasi nulli i collegamenti col primo capitolo, dal quale il “sequel” eredita esclusivamente la presenza di Kevin Hart nella parte di se stesso e la sua ossessione per l’interpretare film action in un’epoca in cui lo costringono quasi...Leggi tutto sempre a recitare davanti al green screen.

Dopo aver tentato invano di convincere una produttrice a leggere il suo copione - distruggendo un locale per una messinscena distruttiva in cui una banda di falsi criminali irrompe per poi farsi menare da lui per dimostrare quanto potrebbe essere efficace un film così - Hart accetta di presentarsi da un misterioso produttore svedese (Kriek) che ha detto di voler investire su di lui. In realtà questi lo narcotizza e lo lega confinandolo insieme alla sua collega Jordan (Emmanuel) in un buio scantinato dove s’aggira minaccioso un gigantesco uomo in maschera con un’ascia. E’ solo un film, una scena inventata per metterlo alla prova? No, ma ben presto il protagonista capirà che il vero pericolo è uno stuntman da lui licenziato tempo prima (sempre interpretato da Hart naturalmente, con dentatura finta) che si vuole sostituire a lui per viverne in prima persona il successo. Insieme al proprio fedelissimo assistente, Andre (Schwartz), e a Jordan, Hart cercherà di risolvere il problema andando a parlare con un altro stuntman (Cena) amico di Doug…

Un intreccio piuttosto caotico e slegato che nella seconda parte trova il suo assestamento grazie anche a qualche gag che va a segno. La brillante, petulante invadenza di Andre dà a Ben Schwartz la possibilità di azzeccare un personaggio abbastanza centrato, mentre l’impronta caricaturale di molte scene indirizza il tutto verso la commedia a tratti demenziale. Un po’ troppo esagitata, comunque, perché Hart strilla e protesta per buona parte del tempo, tanto che la calma olimpica di John Cena (notevole la prima scena in casa col te bollente) offre una ventata di piacevole tranquillità. Sufficientemente indovinata anche Paula Pell nel ruolo di madre di Andre, che ospita Hart ferito in casa mentre suo figlio e Jordan vanno in città scoprendo come Doug abbia sostituito Hart senza che nessuno si sia accorto di nulla.

Più commedia che action, come in fondo era il numero uno, con un gruppo di scatenati che fa il diavolo a quattro provocando tuttavia più rumore che divertimento. Comicità fracassona insomma, tipica di una certa Hollywood, con Kevin Hart aspirante action hero e un po’ di buffe figure a fargli da spalla alternativamente. Un film inconsistente e nel complesso anonimo, che fa trascorrere un’ora e mezza strappando di tanto in tanto qualche sorriso mentre la regia cerca soprattutto di tenere alto il ritmo con dialoghi veloci, stacchi e battute; ma la noia impiega poco a fare capolino…

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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